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C
Nelle nozze di Ottavio Farnese con Margherita d’Austria. ( 1538 )
È questo quel fin oro ove convenne
legar si ricca gemma e si gradita?
è questo il saggio che te, Margherita,
trovando, a vile ogni tesor poi tenne?
Quando mai tanta luce al mondo venne?
quando fu mai si bella coppia unita?
O del secolo infermo altezza e vita!
o del santo nocchier fidate antenne!
Giá veggio uscir del casto fianco i regi
e col padre e con l’avo ordir l’imprese
e piú addietro lasciarsi Abila e Calpe.
Oh quanto han da sperar gli animi egregi,
oh quanto l’arme, oh quanto il bel paese
ch’Appennin parte e’l mar circonda e l’Alpe !
CI
Nella guerra di Paolo terzo a Guidobaldo della Rovere
pel ducato di Camerino.
( 1538 )
Per troncare un nodoso alto rampollo
dal ceppo ch’aduggiava il nostro campo,
vibra Paol la spada, e dal suo lampo
giá incomincian le ghiande a dare il crollo.
Veggio far gioghi a l’empie fère al collo
dei rami che le furo albergo e scampo.
Quando aveste giammai si largo campo,
o penne, ricche del favor d’Apollo?
Qui spenda l’arte il suo valor, qui versi
l’eloquenza il suo fiume e qui rinnove
il magnanimo stile il suo coturno.
Qual fia stupore udir sonare in versi :
batter vede il suo tronco, cede Giove
al giusto impero del novel Saturno!