Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/238

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Quivi si sente un’aura che di odore
vince l’Arabia ove piú ricca abbonda,
a cui cede ogni vento e farle onore
l’aura prima si vede e la seconda;
aura gentil che d’onestade il fiore
verde conserva, come in lauro fronda;
per te ride la terra e ’l ciel ringrazia,
mentre spiri tra noi diletto e grazia.
3
Ecco, quasi tra’ fior candida rosa,
si vede, assisa a l’ombra d’un bel velo,
Ippolita, si bella e si vezzosa
che gioir fa di sue bellezze il cielo;
ovunque gira la vista amorosa,
face ogni alma tremar d’ardente gelo,
e par che da’ begli occhi e dal bel volto
non si possa fuggir col cuore sciolto.
4
Sembra Diana in la maggiore altezza
dare a le ninfe sue legge e consiglio:

r*rm tanfq mflPQta tanta vaghezza

muove Cassandra l’uno e l’altro ciglio,
che chi può contemplar l’alta bellezza
ch’orna il bel volto candido e vermiglio,
stupefatto dirá, se pur favella:
qual dea, qual ninfa è di costei piu bella?
5
Qui mostra Cleofè vaga e gentile
l’alme fattezze leggiadrette e belle,
sotto ’l cui ciglio altieramente umile
raggiati lucenti due serene stelle;
qui fan tra’ piú bei fiori un lieto aprile
tant’altre e tante piú che rose belle;
qui vera leggiadria veggio scolpita
in Colonna, in Diamante, in Margarita.