Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/246

Da Wikisource.

16
Per salvar la sua vita e ’l vostro onore,
mille modi averete e mille ingegni:
voi saggia donna, lui saggio amatore;
non bisogna che’1 nuoto ai pesci insegni;
ambi voi sete di beltá splendore,
ambi voi sete l’un de l’altro degni:
tempo e beltá giá mai non torna adrieto;
questo alfin vi concludo, onde m’acqueto.

CLXIV


In lode di Ersilia Cortese Monti.

(«553-1553)

Mentre l’odiato Momo empie le carte
de l’altrui colpe e d’ogn’ intorno suona
la negra Fama il corno e non perdona
a Giove pur, non ch’a Minerva o Marte,
scendi tu, sacro Apollo in questa parte
e di Ersilia gentil meco ragiona,
a cui grazia, bellezza e virtú dona
quanta può darne il ciel, natura ed arte.

Dammi, signor, ch’io giunga a l’alta mèta
de le sue lodi e lo stil mio risponda
al bel disio che dentro il petto serra.

— Scrivi— Febo risponde—e in ciò t’acqueta:
«Quanto il mio carro gira e ’l mar circonda,
non veggio pari a la tua donna in terra».