Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/247

Da Wikisource.

CLXV

Alla medesima fedele, pur fra le persecuzioni, al morto marito. (1552-1553Ì

— Segui, fida consorte, in veste bruna
la magnanima tua leggiadra impresa,
e ’l tuo chiaro valor vinca l’offesa
che ne fé’ morte e cosi rea fortuna.

Tu fra le Grazie sei del numer una,
col terren Giove a giovar sempre intesa,
e la tua man di caritade accesa
lo sparso gregge mio pasce e raguna. —

Cosi ragiona e l’opre altère e belle
di questa nuova Ersilia ammira e scorge
dal quinto cielo il suo gentil signore (»).

Seco è Quirino, e luce or fra le stelle,
poscia che ’n Roma il bel nome risorge
de la sua donna, e cortesia non muore.

CLXVI


In risposta ad Angelo di Blanes.

(1552-1553)

Ben mi provai non giá d’acquistar fama,
ma che la penna mia vile e negletta
ch’invan dietro a la vostra il volo affretta,
rendesse onore a chi m’onora ed ama.

Ora il mio cuor s’acqueta e piú non brama;
ma d’altri fiori altre ghirlande aspetta:

Febo, la sua virtude in sé ristretta,
verso l’occaso ornai seco mi chiama.

Però del mondo i primi giorni e gli anni
dei padri e ’l seme che de l’arca avanzi
e quel che sia da Faraone oppresso

e del deserto udire i lunghi affanni
per voi, nel suon che fur descritti innanzi,
cerco e desio per ritrovar me stesso.

(1) Giambattista Monti [Ed.].

G. Guidiccionj, F. Coppetta e altri, Rime.

i6