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CCXII
Dal salmo centoventinovesimo.
Alte grida mandai dal cor profondo
a te, Signor del cielo;
Signore, ascolta le mie voci e porgi
l’orecchie ai preghi miei.
5 Se con giusto occhio, Signor mio, riguardi
le nostre colpe inique,
chi sará quel che sostenere ardisca
il tuo cospetto santo?
L’incomparabil tua pietade adopra,
io che ognun t’adori ed ami;
solo in questa mi fido, in questa spero
il tuo divino aiuto;
ne le promesse tue veraci e salde
l’alma stanca s’appoggia.
15 Non con tal brama, il ciel mirando, aspetta
veder la pigra aurora
chi tutta notte sonnacchioso e stanco
guardò le mura e scòrse,
coni’ io sospiro il tuo venir che tarda,
20 unica mia salute.
Spera nel tuo Signor, ben nato seme
de la gran pianta ebrea;
però che ’l tuo Signor con larga mano
pietade e grazia versa
25 ed è pronto a lavar col proprio sangue
tutte le macchie tue.