Vai al contenuto

Pagina:Guido Carocci, Il ghetto di Firenze.djvu/32

Da Wikisource.
30 il ghetto di firenze


E più sotto la determinazione del Granduca, che non è certo una grazia.

«Confinisi fuor dello stato et che non ci ritorni.»

Dopo Cosimo, cominciarono tempi un po’ migliori per l’isdraeliti.

Bianca Cappello, bella ed ambiziosa, aveva da alcune donne ebree impiastri, liscie, unguenti ed altri segreti dei quali sembra che fosse sodisfattissima, tantochè presso il Granduca suo marito procurò sempre d’interporsi in favore degli isdraeliti, e certo fu per la di lei intromissione se, incolpati di aver portato a Firenze una pestilenza, non furono banditi, come nei consigli del Granduca era stato proposto.

Cosimo III ancora, non fu troppo severo con loro e spese non poco a fare eseguire nel Ghetto molti lavori per renderlo più comodo, più ampio, più salubre.

Naturalmente, anche gli isdraeliti procurarono sempre di rendere il loro isolamento meno triste, e non mancarono di fornire i loro quartieri di locali adatti al culto, ai ritrovi, alle feste religiose e civili, ai bisogni ed alle comodità della vita, al progresso morale e intellettuale.

E difatti nel Ghetto erano due templi principali, uno di rito italiano, l’altro di rito levantino