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Pagina:Guido Carocci I dintorni di Firenze 01.djvu/109

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BARRIERA DELLA QUERCE. 91

Poeta la villa del Garofano o del Gherofano, come si diceva allora, venne alienata nel 1332 a Giovanni ed Accerrito di Manetto Portinari della famiglia della gentil Beatrice. Dai Portinari, che dettero alla villa aspetto più grandioso e più elegante, essa passò nel 1454 nello Spedale di S. Maria Nuova al quale l’avevano alienata gli ufficiali della vendita come beni di Alessandro di Gualtieri Portinari debitore del Comune. Però i Portinari la riacquistarono dipoi e la tennero fino all’anno 1532 in cui passava a Carlo Bellacci. Questi la rivendè nel 1546 a Bongianni di Jacopo Gianfigliazzi ed il figlio di questi, Giovanni l’alienava a Bartolommeo di Pagolo Comi.

Più tardi dai Comi passava in eredità a Filippo d’Alessandro Del Riccio Baldi il quale assunse il cognome dei testatori. Restò ai Comi fino all’anno 1738, nel quale il Duca Anton Maria Salviati l’acquistò per aggiungerla al suo vasto possedimento. All’estinzione della principesca famiglia, la villa venne acquistata dai Morelli e successivamente passava nei Vannini, nei Giuntini e poi nei Bondi. Ai signori Bondi, intelligenti ed appassionati cultori dell’arte, la villa di Dante Alighieri deve i sapienti ed accurati lavori che l’hanno restituita al decoro ed al carattere antico, le splendide decorazioni ed il ricco corredo di ricordi danteschi che ne evocano le antiche glorie. Vaghissimo è il cortile di carattere medioevale con doppio ordine di logge e con un antico pozzo dove sono scolpite le armi de’ Portinari.

In un documento proveniente dallo Spedale di S. Maria Nuova, trovo un ricordo relativo ad uno dei poderi che un giorno facevano parte del patrimonio degli Alighieri, ricordo che credo opportuno di riassumere, perchè costituisce una nuova prova dell’autenticità del possesso del Divino Poeta. «A dì 26 settembre 1408, gli esecutori testamentarj di Bonifazio del fu Ormanno Cortigiani, per pagare i debiti, vendono a Andrea di Giovanni Del Gallo intagliatore, una delle due parti d’un podere e torre diroccata in Camerata per 120 fiorini doro. Detto podere, si dice il podere di Dante Alighieri».