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BARRIERA DEL ROMITO 231

Ottaviano di Giulio de’ Medici che ebbe in moglie Selvaggia d’Alessandro Guasconi. Nella cappella annessa si conserva un dipinto attribuito a Filippino Lippi.

Chiaravalle o le Pergole. - Casa Carrega di Lucedio. Fu anche questa una villa ed apparteneva nel XV secolo alla famiglia dei Mini speziali. Nel 1528 l’ebbe in eredità Stagio di Filippo Bardncci-Chierichini che nel 1576 la vendè a Piero di Vincenzo Puccini; ma dichiarato nullo il testamento, tornò al Barducci, e più tardi la figlia di lui la portò in dote a Giovanni Bartolommei. Nel XVII secolo l’acquistava Orazio di Ruberto Pepi ed i Pepi la riducevano più tardi a casa colonica. Vicino al luogo dove fanno capo varie strade che per differenti direzioni attraversano i colli circostanti è

La Villa Medicea di Careggi. - Villa Segre. — Cosimo di Giovanni de’ Medici comprava il 17 giugno 1417 da Tommaso Lippi per 800 fiorini d’oro «un palazzo con corte, loggia, pozzo, volta, colombaja, torre, orto murato ecc.» e subito dopo commetteva all’architetto suo favorito, Michelozzo Michelozzi di ampliarlo, restaurarlo e ridurlo ad uso di comoda villeggiatura per la sua famiglia. Il Michelozzi conservò forse alla villa il primitivo carattere simile a quello d’un castello e spiegò l’opera sua di artista geniale nella riduzione della parte interna e nell’aggiunta di alcune fabbriche che per lo stile loro si staccavano totalmente dall’aspetto cupo ed austero del vecchio fortilizio. Sotto Cosimo de’ Medici, il cittadino più ricco e più autorevole di Firenze, che lo chiamò Pater patriae, la villa di Careggi divenne come il centro della vita politica, letteraria ed artistica fiorentina in quel periodo di tempo in cui la magnificenza e lo splendore delle opere, la protezione accordata a tutti gli uomini di genio, l’ospitalità esercitata con principesca signorilità, aprivano ai Medici la strada al potere supremo. Careggi a tempo di Cosimo il Vecchio, di Piero suo figlio e di Lorenzo il Magnifico suo nipote fu sede gloriosa di studi, fu una vera accademia alla quale convenivano gl’ingegni più preclari, i dotti d’ogni parte d’Italia, gli artisti più famosi di Firenze, attratti dalla liberalità, dalla cordialità, dagli splen-