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316 I DINTORNI DI FIRENZE.

Fastelli lasciava alle figlie Caterina e Bartolommea «un palazzo con corte, orto e casolari posto in luogo detto il Prato». Ai primi del XV secolo il palazzo era della famiglia Venturi che attorno a Sesto aveva molti beni e che fu patrona della Pieve, di S. Lorenzo e di varie altre chiese delle vicinanze. Fu de’ Venturi fino all’estinzione della famiglia e da vario tempo appartiene ai signori Corsi. La villa è grandiosa, elegante e conserva molte parti della sua robusta e maestosa costruzione, fra le quali un caratteristico cortile a portici di severa architettura medievale.

Tabernacolo del Prato. — Di faccia alla villa Corsi, già Venturi, è un ampio tabernacolo nell'interno del quale sono i resti di un pregevole affresco della scuola del Botticelli rappresentante la Madonna col bambino Gesù, S. Giovanni Battista e S. Pietro apostolo; all’esterno è un’Annunziazione della stessa maniera.

San Cristofano. - Casa Giolli. — Nella località che si dice Panicaglia e che in antico era chiamata la Stamberga, Pierozzo di Barone Cappelli con atto del 29 dicembre 1353 disponeva che in omaggio alla volontà del padre fosse edificato uno spedale per i poveri, assegnandogli le necessarie rendite. Filippo fratello di Pierozzo, nel 1399, ordinava che allo spedale risedesse di continuo un sacerdote per celebrarvi quotidianamente la messa a suffragio di tutti i suoi predecessori. Lo spedale di S. Cristofano della Stamberga fu sottoposto nel 1543 ai Capitani del Bigallo continuando ad esser di patronato della famiglia Cappelli. Nel 1719 lo spedale fu assegnato a Benedetto di Filippo Giolli coll’obbligo di continuare ad esercitare l’ospitalità con quattro letti. Nel XVIII secolo venne soppresso, ma restò aperto al culto l’oratorio che appartiene anche oggi alla famiglia Giolli insieme alla vicina casa d’abitazione che costituiva l’antico spedale.

Panicaglia. - Villa Zipoli-Cajani. — Nel 1427 era una casa da signore dei Manovelli che avevano in Firenze il loro palazzo in faccia a S. Maria Maggiore. Verso la fine di quel secolo passò nei Cecchi che ne furono in possesso per lungo tempo.