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140 | sonetti d’amore |
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Implora da Amore che non lo faccia morire.
Amor, merzede, intende s’eo ragione
chero davante la tua segnoria,
che for m’hai miso di mia possessione,
e messo in quella de la donna mia,
5e sempre mi combatti onne stagione.
Perché lo fai, poi sono a tua balia?
Ché non fer quella, che contra te pone
suo senno e suo talento e te guerria?
Mostri che tu non se’ comun segnore,
10se lei riguardi e me vuoi far morire,
o vero che non hai tanto valore.
Ben credo l’averesti in tuo servire;
ma, se non poi di me, tuo servidore,
or non te piaccia ch’io deggia perire.
3
La guarigione o la morte dipendon da uno sguardo
o dal disdegno della donna.
Spietata donna e fera, ora te prenda
di me cordoglio, poi morir mi vedi;
che tanta pietá di te discenda,
che 'n alcuna misura meve fidi.
5Che lo tuo fero orgoglio no m'offenda,
s'ero ti riguardo, ché con el m'aucidi,
e la tua cera allegra me si renda
sol una fiata e molto mi provedi,
en guiderdon di tutto meo servire,
10ché lo tuo sguardo in guerigion mi pone,
e lo pur disdegnar fami perire.
Or mira qual t'è piú reprensione:
o desdegnar, per fare me morire,
o guardar, perch'eo torni a guerigione.