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di guittone d'arezzo | 177 |
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Come potè «pensar fallanza» verso la sua donna? Gli vien voglia di uccidersi pensando al suo torto.
Gioia amorosa, amor, pensando quanto
fu ’l fallo meo crudel e villan forte,
cert’eo m’auziderea volenter manto,
se l’om ragion avesse en darse morte.
5 E s’eo trovar credesse en alcun canto
che de ciò fusse gragiamento o corte,
eo me li accuseria ’n tal guisa tanto,
che de morte verria sovra me sorte.
Ma poi me reconforto, amor, pensando
10che più che ’n altra, ’n voi regna pietanza,
e ciò mi fa midir, merzé clamando;
ch’altra guisa, vivrebbi in desperanza,
tanto ontoso son, considerando
com’io potea ver voi pensar fallanza.
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Ha ottenuto quanto desiderava e lo esprime con una «repli cacio» che s’aggira sulla parola «porta».
Deporto — e gioia nel meo core apporta,
e·mmi desporta — al mal ch’aggio portato,
che de porto — saisina aggio, ed aporta
ch’entr’a la porta — ov’e’ for gie aportato.
5 Fe’ porto — tal de lei che non trasporta,
ma me comporta — ov’eo son trasportato;
ch’on porto — me non fa più, se·mm’aporta
ella, du’ porta — su’ estar diportato.
Comportat’ho — de mal tanto ch’eo porti:
10deporti — opo me fanno a trasportarelo
de portar — morto ’v’eo s’on mi portara.
Non comportara — ch’altri mi comporti
nei porti, — s’ei sia qual vole a portare,
ché del portar — mei lei
=== no match ===
m’adesportara.