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308 nota


portato sconforto; se il tempo è stato contrario pare che ora volga a buono, cosí che si potrá vedere chi veramente vale. Ser Orlando è il figlio di colui che donò la Verna a S. Francesco. A lui è anche diretta la lettera 21 (v. Mer., pp. 263-278) assai affine per significato a questa canzone. Cfr. Santangelo, 5.

XIX. Concordemente si ritiene che questa canzone sia stata composta non molto dopo la battaglia di Montaperti (4 sett. 1260); e la lettera XIV, sullo stesso argomento (v. Mer., p. 177 segg.) è di poco posteriore.

v. 7. Il Pell. pone tra parentesi: «(crudel forte e villano!)» e ritenendo che «crudele» sia usato neutralmente quasi in valore di sostantivo astratto, spiega: «poiché certo perisce (crudeltá dolorosa e villana!) se sollecitamente non sia rimessa nello stato di prima». Credo debba intendersi: che certamente perisce. Oh, è crudel cosa e villana se non si pensa a restaurarla al piú presto.

v. 27. Cioè: le fu (folli) gradito, le piacque comportarsi in tal modo.

v. 29: «è»; il ms. B e tutti gli editori precedenti hanno: «ha».

v. 31 segg. Sono accennate qui le vicende della lotta interna politica del comune di Firenze fino alla battaglia di Montaperti e particolarmente della parte ghibellina, alla quale si attribuisce dal poeta la colpa d’aver mutilato, avvilito e tratto a gran torto in prigione il Leone, cioè il Marzocco, identificato col comune guelfo. Quei ghibellini erano pure «stratti», estratti, discendenti dalla sua schiatta gentile ed erano stati per opera sua collocati onorevolmente sopra tutti gli altri; ma essi insuperbirono a tal segno, da ferire mortalmente il Leone: questi peraltro, cui Dio concesse di guarire, perdonò i suoi feritori, che tornaron tuttavia a ferirlo finché non fu energico contro di loro e li liberò soltanto dalla morte. Ora essi si son di nuovo impossessati di lui e delle sue membra, cioè delle sue terre. Gli avvenimenti qui richiamati sono la cacciata dei Guelfi nel 1249; la guarigione di questa ferita inferta alla parte guelfa sarebbe il richiamo dei Guelfi nel 1251; con la nuova ferita s’allude alle trame ghibelline al sorgere della fortuna di re Manfredi. I Guelfi allora furono energici, ma pur «perdonando lor morte», espulsero i Ghibellini nel 1258; «or», cioè dopo Montaperti, il Leone è nelle mani dei Ghibellini: il comune guelfo fiorentino è conquistato.