Pagina:Hoffmann - Racconti I, Milano, 1835.djvu/124

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Quando fu calato il sipario io mi voltai. — No, non vi sono parole che bastino ad esprimere il mio stupore. Donn’Anna interamente vestita come io l’avea veduta sul teatro si trovava presso di me e mi volgeva il suo sguardo pieno di anima e di espressione! Io restai senza voce, tutto intento a contemplarla, con occhio attonito e quasi inebbriato; la sua bocca (a quanto almeno mi parve) si compose ad un sorriso ironico e leggiero, in cui credetti di scorgere un riflesso della mia figura istupidita. Io sentiva la necessità di parlarle, ma la sorpresa, e dirò quasi lo spavento, mi aggravavano la lingua e la rendevano immobile. Finalmente queste parole mi sfuggirono involontarie nel mio idioma nativo. Come avviene mai, o signora, ch’io vi veda qui? —

Ella mi rispose nel più puro toscano, che se io non comprendeva l’italiano ella sarebbe priva del piacere di conversar meco, giacchè non intendeva e non parlava che quella lingua. Le sue parole, erano piene di dolcezza e sonavano come un canto. Parlando, l’espressione dei suoi occhi azzurri acquistava maggior forza, ed ogni sguardo faceva battere tutte le