Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/120

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amor vero, Serpentina ti ajuterà!” La sua voce rimbombò come un metallo sonoro, e quando Anselmo, tutto spaventato, alzò gli occhi, l’archivista Lindhorst era davanti a lui in apparecchio reale, come gli era comparso la prima volta in biblioteca. Anselmo era talmente colpito di rispetto, ch’egli non credette poter fare a meno di gettarsi in ginocchio, ma ecco che l’archivista Lindhorst si arrampica sul tronco d’una palma e scompare tra le foglie di smeraldo.

Lo studente Anselmo comprese che il re dei Genii gli aveva parlato, e che era salito nel suo gabinetto di studio, per dare udienza, forse, ai raggi mandatigli da qualche pianeta come ambasciatori, e per conferire con essi di quello che doveva fare di lui, Anselmo, e dell’amabile Serpentina. — Può essere anche, pensò lo studente, che gli sia pervenuta qualche nuova dalle sorgenti del Nilo, o che un mago di Laponia gli renda visita. — Quanto a me, io devo mettermi al lavoro senza ritardo. Ed egli cominciò a studiare gli strani segni tracciati sulla pergamena.