Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/121

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La musica meravigliosa del giardino, saliva sino a lui e lo circondava di dolci profumi; egli intese anche il chiaccherìo degli uccelli beffardi, ma non comprese le loro parole, cosa che gli fece gran piacere. Si credeva udire qualche volta il mormorio delle foglie color di smeraldo delle palme, qualche volta risonare nell’appartamento le armoniose campane di cristallo, che un certo giorno dell’Ascensione, giorno di fatale memoria, Anselmo aveva udite sotto al sambuco. Lo studente Anselmo, sommamente incoraggito da quegli accordi, e dallo splendore luminoso, esaminava la pergamena con attenzione sempre crescente, e bentosto (come avvertito da una voce che partiva dal più profondo della sua anima), egli sentì che i gerolifici del manoscritto non potevano significare altro che le parole seguenti: Delle nozze del salamandro e della colubra verde.

Si udì un vigoroso accordo perfetto di campane di cristallo. — Dal seno dei fogliami lo zeffiro gli portò queste parole: “Anselmo, caro Anselmo!” e, oh prodigio! la colubra verde-dorata discendeva a spire lungo una palma. —