Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/123

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che cosa m’importa del resto? Purchè tu sii mia, io consento a perire in mezzo a tutti i prodigi che mi circondano dal momento in cui ti vidi!” — “Io so bene, disse Serpentina, che tutte quelle apparizioni strane che un capriccio di mio padre ti ha spesso mandate, hanno riempito l’anima tua di terrore, ma esse non torneranno più, io spero, poichè io non sono qui in questo momento che per confidarti, caro Anselmo, con tutti i particolari più minuti tutto quello che devi sapere per ben conoscere mio padre, e per comprendere perfettamente i rapporti, che hanno tutte quelle coso, con lui e con me.”


Sembrava ad Anselmo di essere talmente abbracciato e allacciato da quell’amabile creatura, che non potesse muoversi e voltarsi che con lei, e che fossero i soli battiti del cuore di Serpentina, ch’egli udiva fremere attraverso i suoi nervi e le sue fibre: egli ascoltava, ed ogni parola dell’amabile fanciulla risonava nel suo cuore, e, simile ad un puro raggio di luce portava nella sua anima tutte le gioie del cielo. Egli aveva passato il suo braccio intorno alla