Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/140

Da Wikisource.

— 138 —

“Felice mortale ch’io sono!” gridò lo studente “quello che ieri non era che un sogno diventa oggi per me la più commovente realtà.” — “E tu mi sposerai quando sarai consigliere?” domandò Veronica. “Senza dubbio!” rispose Anselmo; ma la porta scricchiolò, ed il vicerettore Paulmann entrò dicendo: “In fede mia, caro signor Anselmo, oggi non vi lascio partire: voi pranzerete con noi; poi Veronica ci preparerà un eccellente caffè che noi prenderemo col registratore Heerbrand che ha promesso di venirci a trovare.” — “Ah! carissimo signor vicerettore” riprese lo studente Anselmo“ non sapete voi dunque ch’io devo andare presso l’archivista Lindhorst a copiare i suoi manoscritti?” — “Guardate, amice!” disse il vicerettore Paulmann, presentandogli il suo orologio, che segnava le dodici e mezzo. Lo studente vide che era troppo tardi per andare dall’archivista, ed accettò l’invito del vicerettore, tanto più volentieri ch’egli sperava passando la giornata con Veronica di rapirle qualche occhiata e forse anche qualche stringimento di mano. Fino a questo punto s’innalzava l’ambi-