Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/159

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io predetto” — “Ridi quanto vorrai maledetta strega,” rispose lo studente Anselmo, “tu sola sei cagione di tutta questa disgrazia, ma il salamandro saprà colpirti, infame barbabietola!” “Oh! Oh!” riprese la vecchia, “non essere così altiero! tu hai camminato sulla faccia dei miei figli, mi hai scottato il naso, e pure io ti amo, furbacchiotto, poichè tu eri sempre un bel giovane, ed anche mia figlia ti ama; ma una volta per tutte, tu non uscirai dal cristallo s’io non ti ajuto; io non posso arrivare sino a te, ma mio compare il sorcio che dimora sopra di te nella soffitta, rosicherà la tavola sulla quale tu riposi, tu cadrai, e ti riceverò nel mio grembiale, perchè — non ti rompa il naso, e conservi intera la tua bella faccia; e ti porterò al più presto a madamigella Veronica, e tu la sposerai quando sarai consigliere.” — “Va in malora, figlia di Satanassi,” gridò lo studente Anselmo con veemenza, “le tue sole astuzie infernali mi hanno spinto al fallo, del quale porto adesso la pena. — Ma mi prendo il mio male con rassegnazione, poichè non posso più vivere che qui, consolato