Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/164

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due campioni s’inseguivano l’un l’altro con rabbia in tutti i cantoni della camera; ma infine il pappagallo rovesciò il gatto con un colpo della potente ala, gli cacciò il suo artiglio nel fianco e lo tenne fermo, mentre il povero gatto miagolava lamentevolmente; poi col suo becco acuto ed uncinato ei gli strappò i suoi occhi fiammeggianti dai quali usciva un liquore ardente.

Un denso fumo sbucò dal luogo in cui la vecchia era caduta coperta della veste da camera; i suoi muggiti, le sue grida spaventevoli di cordoglio risonavano in lontananza. Il fumo che si era sparso con un’insopportabile puzza si rischiarò un poco: l’Archivista riprese la sua veste da camera, e ritrovò sotto di essa una schifosa barbabietola. “Onoratissimo signor archivista, io vi porto qui il mio nemico vinto,” disse il pappagallo stendendo col suo becco una pelle nera all’archivista Lindhorst. “Va benissimo, mio caro, rispose l’archivista, ecco anche la mia nemica vinta; prendete, vi priego, cura del resto; oggi stesso voi otterrete a titolo di gratificazione, sei noci di cocco ed un pajo di occhiali nuovi,