Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/165

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poichè io vedo che il gatto vi ha maliziosamente spezzato i vostri” — “Tutto ai vostri comandi, mio rispettabile amico e protettore,” rispose il pappagallo allegro; egli prese, la barbabietola nel suo becco e volò per la finestra apertagli dall’archivista Lindhorst. Questi prese il Vaso d’oro, e gridò con voce alta: “Serpentina, Serpentina!”

Ma quando lo studente Anselmo, rallegrato per la morte della detestabile donna che aveva cagionato la sua disgrazia, guardò l’archivista, era un’altra volta la figura nobile e maestosa del re dei Genii che alzava gli occhi verso di lui con un’espressione ineffabile di dolcezza e di dignità. “Anselmo, disse il re dei Genii, se tu fosti incredulo, la colpa non è tua; si deve accusarne un principio nemico che cercava di portar il disordine nella tua anima e di metterti in contraddizione con te stesso; tu sei restato fedele, rinasci alla felicità ed alla libertà.” Un lampo traversa l’anima d’Anselmo, il meraviglioso accordo perfetto delle campane di cristallo risuona con più forza e potenza che mai, — le sue fibre ed i suoi nervi ne sono scossi: