Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/170

Da Wikisource.

— 168 —

cia del suo amico, gli strinse caldamente la mano, e gridò un’altra volta con voce lamentevole: “Oh Vicerettore! Vicerettore!” poi prendendoci suo bastone e il suo cappello, fuggì a tutte gambe.

“Quest’Anselmo non metterà più piede in casa mia, disse il vicerettore Paulmann; poichè vedo bene che colla sua pazzia ostinata egli priverà della ragione la miglior gente del mondo; il Registratore comincia già.” — “Fin adesso io me la sono cavata bene ma il diavolo che ha battuto ieri sera alla mia porta, potrebbe bene entrare per forza, e fare con me la sua commedia. — Così dunque, Apage Satanas! — fuori di qua quell’Anselmo!”

Veronica era diventata seria, non parlava mai, sorrideva qualche volta in un modo singolare, e preferiva a tutto la solitudine. “Eccone un’altra stregata da Anselmo,” disse il Vicerettore maliziosamente, “ma son contento che non si lascia vedere; io so ch’egli ha paura di me, il signor Anselmo, ecco perchè egli non viene più.” — Il Vicerettore disse queste parole ad alta voce davanti a Veronica; abbondanti lagrime