Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/54

Da Wikisource.

— 52 —

tendere un leggiero fremito. Ma lo studente Anselmo credette avere allora indovinato il motivo di quell’agitazione interna che lo tormentava, ed anche di quel desiderio doloroso che stracciava l’anima sua. Vien egli ciò da altro, egli disse, che dall’amarti io sino a morirne, o amabile colubra dorata, che non posso vivere senza di te, e che dovrò consumarmi miseramente se non ti rivedo, se non ti possiedo, te, l’amata del mio cuore! Ma lo so, tu sarai mia, ed i miei sogni che non cessano d’intrattenermi d’un mondo più felice, più alto, saranno allora compiti.”

Da quel momento in poi ogni sera, quando il sole non toccava più coi suoi raggi che la cima degli alberi, lo studente Anselmo andava sotto il sambuco, e là egli gettava dal suo petto dei sospiri lamentevoli verso i rami e le foglie dell’albero, ridomandando loro la sua amata, la piccola colubra.

Un giorno che come al suo solito egli faceva questa commedia, ei vide tutto ad un tratto davanti a sè un uomo grande e magro, vestito d’un ampia giubba grigio chiara, che lo passava da parte a