Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/58

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Sembrò allora allo studente Anselmo che non si facesse che dirgli in una maniera chiara e distinta, coll’aiuto delle parole, quello ch’egli sospettava da lungo tempo; e quantunque credesse di osservare che il sambuco, il muro, l’erba e tutto il paesaggio cominciassero a girare lentamente intorno a lui, egli fece uno sforzo e volle parlare, ma l’archivista non gliene lasciò il tempo; egli strappò il guanto della sua mano sinistra, e mentre presentava all’occhio dello studente un anello, la pietra del quale gettava mille fochi, gli disse: “Guardate qui, caro signor Anselmo, voi vi vedrete delle cose che vi faranno piacere.” Lo studente Anselmo guardò, e, oh prodigio! il diamante lanciava, come dal seno di un focolare ardente, dei raggi che si divergevano e si estendevano, e che divennero in fine uno specchio di lucente cristallo. In questo specchio ballavano e saltellavano le tre colubre verde-dorate, qualche volta fuggendosi, qualche volta slanciandosi una verso l’altra, e quando i loro corpi snelli e snodati dai quali scoppiavano migliaia di scintille, veniano a toccarsi, si udivano degli accordi meravi-