Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/59

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gliosi, simili ai suoni di molte campane di cristallo, ed uno dei piccoli serpenti avanzava la sua testa fuor dello specchio ed i suoi occhi azzurri dicevano: “Mi conosci tu dunque, credi tu dunque in me, Anselmo? L’amore non è che nella fede, — sai tu dunque amare?” — “Oh! Serpentina, Serpentina!” gridò lo studente Anselmo in un’estasi che aveva della pazzia. Ma l’archivista Lindhorst soffiò prontamente sullo specchio e lo appannò; i raggi rientrarono con uno scoppiettio elettrico, e non si vedea più in mano all’archivista che un piccolo smeraldo, sopra il quale tirò il suo guanto.

“Avete voi veduti i piccoli serpenti dorati, signor Anselmo!” domandò l’archivista Lindhorst. “Senza dubbio! senza dubbio! rispose lo studente, ed ancor più io ho veduta l’amabile Serpentina!” — “Silenzio! riprese l’archivista, basta per oggi! Del resto voi potrete veder spesso le mie figlie, o per meglio dire vi procurerò questa felicità, se voi vi occupate nel vostro lavoro; io intendo con questo, se voi copiate fedelmente e con esattezza sino al minimo segno dei miei