Pagina:Hoffmann - Racconti III, Milano, 1835.djvu/13

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—I*t_ — Signore, mi disse, io non son molto.

informatol a questo proposito; il poco che so si è che la casa appartiene alla Contessa di S., che abita le. sue terre, e:

che non è più venuta a Berlino da un bel numero d’ anni. Mi fu detto che»la>

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casa‘-fosse così rumata come si trova al; • 09 ' -p V **• presente, anche, prima che sorgessero i begli edifici che ornano la; nostra contrada. Non vi stanno dentro che due crea* v ture vive, un vecchio intendente misantropo, ed un povero cane stanco della vita, che passa le notti nella corte ad abbaiare alla luna. Corre voce che vi appaiono spettri, e per verità mio padre ed io sentimmo più d’ una volta dei gemiti lamentevoli, specialmente verso Natale in cui le molte commissioni ci fòrzano a lavorare quasi tutta la notte.

Erano certe voci che ne facevano raccapricciare. E non è molto che .nel silenzio della -notte intesi un canto più singolare che non vi saprei dire. Certo la voce di una vecchia; ma i tuoni erano così solenni, le cadenze così variale, che per me non mi son mai abbattuto in niente di meglio quantunque abbia sentite tante cantatrici d’ Italia c di Francia.