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infausta virgine Smilace che se trovoe Antophoro per lo amato Croco. Veddo et le lachryme della infortunata Canente per le amene preripie del Tybri intersperse. Cogito saepiculose dal moloso Saxo il suppresso da Poliphemo. Et postremamente quanto incendio, et crudele strage fue per la trafugata Helena. O dolorosa et grama me, poté essere che io non consuefacta a tali exercitii, io debbi intrare cusì inerme et debile, inscia et inexperta, et in tale Agone pugnabonda certare? None sono queste mie pudiche et intemerate carne ad essa Diana religiosamente votate? Et però Polia lassa, et obsta a questo primo rudimento d’amore, et questi novelli insulti et nova expeditione, et spaventevola impresa, et ad chi professa sei repensa. Et in quale Tyrocinio astricta sei. Et quivi quasi dementata vacillatrice timorosa dubitando di pegio che gli mordaci cani di Acteone, che cusì rabidamente il suo Signore discerptorono, et per il misero caso di Calistone, ancora molto più incominciai et disconciamente a trepidare, quale per impetuosi venti la suspensa tessatura della procace Aragne quassabonda. Et quale gli aculeati iunci agitati dalle intemperate aure sibilano. Et meco replicando tutte queste cose, et né prima tale imaginario repudio pensiculato hebbi, che dentro dal tremulo et rude core, una tepida et inopinata flammula mi sentivi procedere, cum uno paulatino incremento gliscente, et cum uno dolcello palpitato, et divinulo impulsato, per tuta diffusamente dispensantise, et succesivamente alterantime, fetosamente spargere una interneciva angustia da novello amore crebro singultata, et sencia indugio et intercalata pausa, cum ampliuscula diffusione. Como per il robustissimo corpo di Hercule sacrificante, il Lerneo veneno del cruore di Niso Centauro se risolse. Et quivi ex inopinato di subito recentemente un’altra novella percussione, il solicito et sedulo Cupidine impectente addendo. La mia vacilla et discola mente ritrahendo dagli subullienti et inani pensieri, et frivola opinione, et vane frustratione artificiosamente deviava. Et da quelli totalmente reusita, cum tutto l’animo mio già d’amorosi sugesti subornato, al trangusito Poliphilo ritornava, ello volentiera desiderando nella prima essentia. Oltra modo dolorosa della sua morte. Et dappò molti, varii, obliqui, ambigui, et molesti cogitamenti, et ancipiti terriculamenti, exposime ardiella et arendevola di andare ad rivederlo. Et di volere defuncto respectare, quello che cum infesta malignitate non voleva videre vivo. Heu me già questa sollicitudine non mediocremente l’animo angeva. Considerando probamente, misera me, che lui teneramente amantime, reputai inimico, et hoste mortale. Et per omni modo intendere, che peroe gli fusse intravenuto. Ma afflicta me, quanto me terriva Anaxarete crudelissima (et quale io impia) andando il C iiii