Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/461

Da Wikisource.


POLIPHILO DICE, CHE NON PIÙ PRESTO L’ALMA TACENDO, NELLE BRACE DI POLIA VIVO SE RITROVOE. PRECANDO POSCIA L’ANTISTA, CHE PERPETUAMENTE AMBIDUI, GLI DEBI D’AMORE INVINCULARE, POSCIA FECE FINE. ET POLIA CONCLUDE IL SUO NARRARE ALLE NYMPHE, COMO INAMORATA FUE, ET DI ESSA POLIPHILO.

VV

ENERANDA ET SANCTA MATRONA de questo Sacro Tempio Antista praeclara et dignissima. Per aventura incredibile appare, et alieno de fide, che non cusì propere hebbe posto fine l’alma agli sui salutiferi ragionari, in me rigressa la appetibile vita, repente me ritrovai negli stricti et serati amplexi, et succosi et saporosissimi osculamenti de questa Nympha, fiore virgineo redolente. Et cum il servato ordine, il quale essa come lepida, festiva facondamente hae narrato cum miro et amoroso fomento creve intimamente la dilectione nostra fina al praesente caso. Onde essendo hora dinante ad te insigne religiosa et praesidente de questo loco sacro Sancta. Ad te se appertene decentemente de divertire, obliquare, et dimovendo avertire il male, di prosperare il bene, et le humile et ime cose sublimare, le nutante dirigere, et fulcire, le obscure lucificare, et le adverse emendare et corrigere. Dunque fae obsecramo equalmente una indissolubile illaqueatura, et copulando constringe l’animo nostro in uno concorde volere, et in uno desiderio, et confirma et stabilissi il nostro unito et concreto amore, perpetuamente dispositi succumbere et ancillare, servendo al alto Imperio della Divina Matre. Et quivi Poliphilo fece silentio.

La Diva Antista sencia morula inseme ne fece amorosamente consaviare et disse. Cusì como agli Dii immortali hae piasuto non altramente fia. Diqué sancto et iusto a mi pare, che vui dal primo stato doviate ad uno più laudabile demigrare. Siate dunque da me benedicti. Et vivite foelici amorosi, et seduli visitate questo Sancto tempio per vostro tutto confugio et sicuro praesidio del vostro mutuo amore et aequa dilectione. Et quale di vui sarae causa di impedire questo fatale amore, sia persecuto dalle noxie et paurose sagitte et iaculabili teli di Cupidine. Et vulnerato l’uno della d’oro, et l’altro sia infixo della funesta plumbea.

Questo fue dunque il caso et primordio del nostro inamorare, nelle urente fiamme Cupidinee parimente ardendo, Nymphe gloriose, como