Pagina:I Duelli Mortali Del Secolo XIX, Battistelli, 1899.djvu/145

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Dönniges (padre di Elena) morì in Roma il 5 gennajo 1872. Il giovane Rücowitz sposò Elena; ma un anno dopo morì. Rimasta vedova, la Rücowitz si ritirò a Berlino, ove si dette allo studio della scena, fidando più sulla bellezza che sull’intelletto suo. Ma tosto passò a nuove nozze con un attore tedesco di buona fama, credo ancora vivente.

Quando Elena si presentava sulla scena, gli spettatori la fissavano e il nome di Lassalle si ripeteva pietosamente sommesso da ogni parte.

Più tardi, Elena si separò dal secondo marito, e resasi in America, si pose a condurre vita bizzarra.

Il 14 settembre del 1864 la salma di Lassalle fu deposta nel cimitero di Breslavia, ove si legge la epigrafe: «Qui giacciono le ceneri di Ferdinando Lassalle pensatore e combattente».

«Morire per contesa è la legge della vita» dice Goëthe; e da quel valoroso combattente pel progresso della civiltà,

    di maniera che il comando di avvertimento fosse dato al 1.° secondo, quello di mira al 10.º secondo e quello di abbassare le armi al 20.°, usando la numerazione 1, 2 e 3. Ciò che feci scrupolosamente.
    Comandai uno; ma appena trascorsi cinque secondi il primo colpo partì dalla parte di Rücowitz; ma nemmeno un secondo più tardi partiva il colpo di Lassalle. Egli sparò, mancando di mira, essendo di già stato colpito a morte. Fu, anzi, un vero miracolo, s’egli potè far fuoco.
    Dopo avere sparato fece due passi a sinistra; e solo allora intesi qualcuno, credo Bethlen o il dottor Seiler, esclamare: Siete ferito? Lassalle tranquillamente rispose: Sì. Lo facemmo sdraiare sopra una coperta e gli facemmo una fasciatura provvisoria. Mentre gli avversari si allontanavano, il dottor Seiler ed io aiutammo Lassalle a montare nella vettura, poi noi lo seguimmo. Durante il ritorno noi lo sostenevamo il meglio che ci fosse possibile ed ordinammo al cocchiere di prendere strade senza selciato, di maniera che non avevamo più di 200 passi da fare sul lastricato.
    Lassalle era tranquillo e solamente nel traversare il selciato si lagnò di dolori alla ferita e chiese se saremmo giunti presto a casa.
    Con passo fermo, malgrado la lesione gravissima, salì le scale dell’albergo per non spaventare la contessa Hatzfeld, che aspettava ansiosa il risultato dello scontro. Egli soffrì ancora per tre giorni di dolori atrocissimi che si tentò di calmarli con l’oppio. Noi sapevamo sin dal primo momento che la ferita era mortale; infatti egli spirò il 31 agosto.