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— Quando, dove e come vorrà, io sarò a sua disposizione; però l’avverto, caro signore, che prima di venderne la pelle, bisogna che l’orsacchiotto sia ben morto! Lo ricordi....
Il tenente Cingi a prosegue per Milano, e manda subito i suoi rappresentanti1 al signor avvocato Andreolo Nardi, giornalista (?) — che designò i suoi2.
Le qualità d’offeso spettarono al Cingia. Egli propose la pistola; che venne respinta per l’offerta fatta dal Cingia «dove, come e quando ella vorrà, ecc.».
Fu proposta la sciabola; ma l’avvocato Nardi, siciliano, preferì la spada3.
Lo scontro ebbe luogo alle 9 del mattino del 7 novembre, presso un’osteria nelle vicinanze di Chiasso. Messi di fronte i due avversari, sembrava di assistere al combattimento di Golia, essendo l’avvocato Nardi un pezzo d’uomo di non comune mole, e David, rappresentato dal tenente Cingia, piuttosto mingherlino.
Al comando scesero in guardia, ambedue calmi, studiosi l’un dell’altro. Uno dei padrini così descrive in una lettera lo scontro mortale:
«Dato il carattere dei due, io m’aspettavo che al comando d’attacco si sarebbero precipitati l’un contro l’altro. Invece, nulla. Calmi entrambi, con le lame appena incrociantesi verso la punta; attenti, tasteggianti, si studiavano prudentemente.
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Dopo dieci minuti fu comandato il riposo.
Ma trascorsi pochi istanti furono ricollocati in guardia.
Ci aspettavamo una seconda ripresa di studio; ma mentre il Cingia si manteneva calmo per la parata e la risposta, l’avvocato Nardi si precipitava sull’avversario. Cingia retro-