Pagina:I Duelli Mortali Del Secolo XIX, Battistelli, 1899.djvu/264

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Catania, 27 luglio 1893. — Ricorderete che nel duello successo alcuni mesi or sono tra gli avvocati Francesco Grassi ed Enrico Nani di qui, quest’ultimo rimase ucciso, non dall’avversario, ma dal padrino di questi, signor avvocato Giuffrida.

Tale grave caso a tutta prima pare spiegarsi col non avere l’avvocato Nani, udita la parola «alt» pronunciata dal direttore dell’assalto avv. Giuffrida, e dall’essersi per fatalità infilzato sulla sciabola da questi interposta fra i combattenti per farne cessare l’assalto.

In seguito a tale grave fatto l’autorità giudiziarsa accusò l’avvocato Giuffrida di omicidio involontario. Appurate però bene le cose, discusse le varie fasi dell’assalto, uditi i testimoni, i medici e consultati dei periti schermitori, quali il deputato Aporti, il Tagliaferri e altri, il giudice istruttore si formò l’opinione che ben lungi dal doversi attribuire a sgraziata casualità tale morte, essa era avvenuta niente affatto accidentalmente, e che l’avv. Giuffrida era colpevole di omicidio volontario. In seguito a tali risultanze l’Autorità giudiziaria spiccò mandato di cattura contro il signor avvocato Giuffrida.


Maggio 1894. — Giorni sono le Assisie di Catania giudicavano certo Giuffrida, studente1 che, facendo da padrino in un duello, mentre i due combattenti lottavano, egli gettandosi in mezzo per dare l’alt, aveva ferito mortalmente l’avversario del proprio patrocinato, certo Nani.

Ieri l’altro il processo è terminato.

I giurati ammisero che la ferita che causò la morte del Nani, fu prodotta dal Giuffrida volontariamente, per cui la Corte lo condannò a dieci anni di reclusione.

La sentenza fu accolta sfavorevolmente dal numeroso pubblico.

  1. Era avvocato o studente?