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Pagina:I Fioretti di San Francesco, A. Cesari, 1860.djvu/190

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186 fioretti

lecitudine frate Ginepro fa questa cucina. Perocchè ’l fuoco era molto grande, e non potea troppo bene approssimarsi a schiumare, prese un’asse, e colla corda se la legò al corpo molto bene istretta, e poi saltava dall’una pentola all’altra, ch’era uno diletto. Considerando ogni cosa con sua grande ricreazione questo frate, esce fuori di cucina, e trova gli altri frati e dice: lo vi so dire, che frate Ginepro fa nozze. I frati, ricevettero quel dire per beffe. E frate Ginepro lieva quella pentola dal fuoco, e fa suonare a mangiare; e gli frati si entrano a mensa, e viensene in Refettorio con quella cucina sua, tutto rubicondo per la fatica e per lo calore del fuoco, e dicea alli frati: Mangiate bene; e poi andiamo tutti all’orazione, e non sia nessuno che cogiti più a questi tempi di cuocere; perocchè io ho fatta tanta cucina oggi, che io ne avrò assai più di quindici dì. E pone questa sua pultiglia a mensa dinanzi a’ frati, che non è porco in terra di Roma si affamato che n’avesse mangiato. Loda frate Ginepro questa sua cucina, per darle lo spaccio: e già egli vede che gli altri Frati non ne mangiano, e dice: Or queste cotali galline hanno a confortare il celabro; e questa cucina vi terrà umido il corpo, ch’ella è sì buona. E istando li frati in tanta ammirazione e devozione a considerare la devozione e semplicità di frate Ginepro; e ’l Guardiano turbato di tanta fatuitade e di tanto bene perduto, riprende molto aspramente frate Ginepro. Allora frate Ginepro si getta subitamente in terra ginocchioni dinanzi al Guardiano e disse umilmente sua colpa a lui e a tutti li frati, dicendo: Io sono uno pessimo uomo; il tale commise il tale peccato, il perchè gli furono cavati gli occhi; ma io n’era molto più degno di lui: il tale fu per li sui difetti impiccato, ma io molto più lo merito per le mie prave operazioni: ed ora io sono stato guastatore di tanto beneficio di Dio e dell’ordine; e tutto così dolendosi si partì, e in tutto quello dì non apparve dove frate nessuno fusse. E allora il Guardiano disse: frati miei carissimi, io vorrei che