Vai al contenuto

Pagina:I Fioretti di San Francesco, A. Cesari, 1860.djvu/191

Da Wikisource.

di s. francesco 187


ogni di questo frate, come ora, sprecasse altrettanto bene se noi l’avessimo, e solo se ne avesse la sua edificazione, perocchè grande semplicitade e caritade gli ha fatto fare questo.

XI. Come frate Ginepro andò una volta ad Assisi
per sua confusione.

Una volta dimorando frate Ginepro nella Valle di Spuleto e vedendo che ad Assisi v’era una grande solennità, e che molta gente v’andava con grande divozione, vennegli voglia di andare a quella solennità: e odi come. Ispogliossi frate Ginepro colle sole brache, e così se ne venne, passando per Spuleto per lo mezzo della Città, e giugne al convento. I frati molto turbati, e scandalizzati, lo ripresero molto aspramente, chiamandolo pazzo e istolto confonditore dell’Ordine di san Francesco, e che come pazzo si vorrebbe incatenare. En’ l Generale ch’era allora del luogo, fa chiamare tutti li Frati e Frate Ginepro, e presente tutto il Convento gli fa una dura e aspra correzione. E dopo molte parole per vigore di giustizia si disse a frate Ginepro: il tuo difetto è tale e tanto, ch’io non so che penitenza degnati dare. Risponde frate Ginepro, come persona che si dilettava della propria confusione: Padre, io te la voglio insegnare: che così come io sono venuto insino a qui, per penitenza io ritorni insino a là, donde mi misi venire qua a questa cotale festa.

XII. Come frate Ginepro fu ratto, celebrandosi
la messa.

Essendo una volta frate Ginepro a udire la messa con molta divozione, fu ratto per elevazione di mente e per grande spazio. E lasciatolo ivi per la stanza di lungi degli altri frati, ritornando in sè cominciò con grande fervore a dire: O frati miei, chi è in questa vita tanto nobile, che non portasse volentieri la cesta