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Pagina:I Fioretti di San Francesco, A. Cesari, 1860.djvu/211

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di s. francesco 207


cadere dello istato della grazia, nella quale egli è; perocchè l’uomo non può mai stare sicuro, stando infra li nostri nemici; e li nostri nemici sono le lusinghe di questo mondo misero, e la nostra propria carne, la quale insieme colli demoni sempre è inimica dell’anima. Maggiore timore bisogna che l’uomo abbia, che la sua propria malizia non lo vinca e inganni, che di nessuno altro suo nimico. Egli è cosa impossibile, che l’uomo possa salire e ascendere ad alcuna grazia o virtù divina, nè perseverare in essa, senza il santo timore. Chi non ha timore di Dio, va a pericolo di perire, e maggiormente d’essere in tutto perduto. Il timore di Dio fa l’uomo ubbidire umilmente e fallo inchinare il capo sotto il giogo della obbedienza: e quanto possiede l’uomo maggiore timore, tanto adora più ferventemente. Non è piccolo dono quello della orazione, a cui è dato. Le operazioni virtuose degli uomini, quantunque a me paiano grandi, non sono però computate, nè remunerate secondo la nostra estimazione, ma secondo la estimazione e beneplacito di Dio; perocchè Iddio non guarda alla quantità delle fatiche, ma alla quantità dello amore e della umiltade! e imperciò la più sicura parte è a noi, di sempre amare e temere con umiltade, e non fidarsi giammai di se medesimo di alcuno bene, sempre avendo a sospetto le cogitazioni, che nascono nella mente sotto spezie di bene.

V. Capitolo della santa pazienza.

Colui, che con ferma umiltade e pazienza sofferisce e sostiene le tribolazioni, per lo fervente amore di Dio, tosto verrà in grandi grazie e virtudi, e sarà signore di questo mondo, e dello altro glorioso averà l’arra. Ogni cosa che l’uomo fa, o bene o male, a se medesimo il fa; e imperò non ti iscandalizzare contra di colui, che ti fa le ingiurie, ma debbivi avere umile pazienza, e solamente ti debbi dolere del suo peccato,