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Pagina:I Fioretti di San Francesco, A. Cesari, 1860.djvu/225

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di s. francesco 221


pure la maggior parte ricoglie il lavoratore: e così essendo l’uomo impugnato di vanagloria, purchè non faccia il bene a fine di vanagloria; ma sempre pugnando contro di essa, dico che non perde il merito del bene ch’egli fa, per essere tentato. Uno frate disse a frate Egidio: Padre, truovasi che san Bernardo una volta disse li sette Salmi Penitenziali con tanta tranquillità di mente e con tanta divozione, che non pensò e non cogitò in nessuna altra cosa, se non in nella propria sentenza delli predetti salmi. Al quale frate Egidio rispose cosi. Fratello mio, io reputo che sia molto più prodezza d’uno signore, il quale tenga uno castello, essendo assediato e combattuto dalli suoi nemici, e pure si difende sì valorosamente, che non ci lascia entrare dentro nessuno suo nimico, che non sarà stando in pace, e non avendo alcuno impedimento.

X. Capitolo della santa penitenza.

Molto dovrebbe l’uomo sempre affliggere e macerare il corpo suo, e volentieri patire ogni ingiuria, tribulazione e angoscia, dolore, vergogna, dispregio, improperio, avversitade e persecuzione, per amore del nostro buono Maestro e Signore Gesù Cristo, il quale ci diede lo esempio in sè medesimo; imperocchè dal primo dì della sua nativitade gloriosa, per infino alla sua santissima Passione, sempre portò angoscia, tribolazione, dolore, dispregio, affanno e persecuzione, solamente per la nostra salute. E imperò, se noi vogliamo pervenire allo stato di grazia, al postutto bisogna che noi andiamo, quanto a noi è possibile, per li andamenti e per le vestigie del nostro buono Maestro Gesù Cristo. Un uomo secolare domadò a frate Egidio, dicendo: Padre, in che modo potremo noi secolari pervenire in istato di grazia? Al quale frate Egidio risponde: Fratello mio, l’uomo debbe primamente dolersi delli suoi peccati con grande contrizione di cuore; e poi gli debbe confessare al Sacerdote con amaritudine e