Pagina:I Malavoglia.djvu/186

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dava per la burrasca in soccorso dei suoi devoti, e stese il suo mantello sotto la Provvidenza, giusto quando stava per spaccarsi come un guscio di noce sullo scoglio dei colombi, sotto la guardiola della dogana. La barca saltò come un puledro sullo scoglio, e venne e cadere in secco, col naso in giù. — Coraggio, coraggio! — gridavano loro le guardie dalla riva, e correvano qua e là colle lanterne a gettare delle corde. — Siam qui noi! fatevi animo! — Finalmente una delle corde venne a cadere a traverso della Provvidenza, la quale tremava come una foglia, e battè giusto sulla faccia a ’Ntoni peggio di un colpo di frusta, ma in quel momento gli parve meglio di una carezza.

— A me! a me! — gridò afferrando la fune che scorreva rapidamente e gli voleva scivolare dalle mani. Alessi vi si aggrappò anche lui con tutte le sue forze, e così riescirono ad avvolgerla due o tre volte alla sbarra del timone, e le guardie doganali li tirarono a riva.

Padron ’Ntoni però non dava più segno di vita, e allorchè accostarono la lanterna si vide che aveva la faccia sporca di sangue, sicchè tutti lo credettero morto, e i nipoti si strappavano i capelli. Ma dopo un paio d’ore arrivò correndo don Michele, Rocco Spatu, Vanni Pizzuto, e tutti gli sfaccendati che erano all’osteria quando giunse la notizia, e coll’acqua fresca e le fregagioni gli fecero riaprir gli occhi. Il povero vecchio, come seppe dove si trovava, che ci voleva meno di un’ora per arrivare a Trezza, disse che lo portassero a casa su di una scala.