Pagina:I Malavoglia.djvu/199

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e osservò che suo fratello vicario si soffiò il naso più di cinque volte.

— Cosa aveva oggi Santuzza che non finiva più? — domandò perciò a don Giammaria quando furono a tavola.

— Niente, niente, — rispondeva suo fratello stendendo la mano verso il piatto. Ma ella che gli conosceva il debole lasciava il coperchio sulla zuppiera e lo tormentava a furia di domande, sicchè infine il poveretto dovette dire che c’era il sigillo della confessione, e sinchè fu a tavola rimase col naso sul piatto, e ingozzava i maccheroni come se non avesse visto grazia di Dio da due giorni, tanto che gli andarono in veleno, e borbottava fra di sè perchè non lo lasciavano mai quieto. Dopo pranzo prese il cappello e il ferraiuolo, e andò a fare una visita alla Zuppidda. — Ci dev’essere sotto qualche cosa! — borbottava dal canto suo donna Rosolina. — Ci dev’essere qualche sudiceria fra suor Mariangela e la Zuppidda, sotto il sigillo della confessione. E si mise alla finestra per vedere quanto ci stava suo fratello, nella casa di comare Venera.

La Zuppidda saltò su tutte le furie all’udire quello che le mandava a dire suor Mariangela con don Giammaria, e si mise sul ballatoio a gridare che lei non ne voleva roba degli altri, aprisse bene le orecchie la Santuzza! che se vedeva passare don Michele per la sua strada voleva cavargli gli occhi con la conocchia che teneva in mano, in barba alla pistola che portava sulla pancia, giacchè ella non aveva paura nè delle pistole nè di nessuno, e sua figlia