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don Michele davanti alla gente, perchè si sapesse che, loro come loro, non gli volevano male a don Michele, sebbene ei fosse di quei del governo; e diceva che l’uomo è cacciatore, e la Zuppidda doveva pensarci lei a guardarsi la figliuola, e se don Michele ci aveva degli altri intrighi cotesto riguardava lui e la sua coscienza.

— Questa è opera di don Silvestro, che vuole la Zuppidda, e ha scommesso dodici tarì che la farà cascare coi suoi piedi; — venne a dirle la comare la Vespa, mentre aiutava donna Rosolina a fare la conserva dei pomidoro; ella ci veniva a pregare don Giammaria che facesse entrare gli scrupoli in testa a quel birbante dello zio Crocifisso, il quale ci aveva la testa più dura di un mulo. — Non lo vede che ha i piedi nella fossa? — diceva. — Che vuol portarsi anche questo scrupolo sulla coscienza?

Ma all’udire la storia di don Silvestro donna Rosolina di botto cambiò registro, e si mise a predicare col mestolo in aria, rossa come la conserva dei pomidoro, contro gli uomini che lusingano le ragazze da marito, e quelle pettegole le quali stanno alla finestra ad uccellarli. Già si sapeva che razza di civetta fosse la Barbara; ma faceva specie che ci cascasse anche uno come don Silvestro, il quale sembrava un uomo di proposito, e nessuno si sarebbe aspettato da lui un tradimento simile; invece poi andava a cercarsi i guai con la Zuppidda e con don Michele, mentre ci aveva la sorte in mano e se la lasciava scappare. — Al giorno d’oggi per conoscere un uomo bisogna mangiare sette salme di sale.