Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu/109

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38 I Nibelunghi

Chè di tanto un’offesa i regi miei
Fatta non gli hanno. — Rispondea Sifrido,
L’uom gagliardo, così: Quando vi crucci,
455Hàgen signor, ciò ch’io vi dissi, lascio
Che scelgasi da voi se le mie mani
Esser denno valenti in fra i Burgundi.
     Questo sol io torrò, Gernòt rispose. —
Indi a tutti i suoi prodi ci fea precetto
460Di nulla dir con tracotanza e ardire,
Ciò che duol grave gli sarìa. Ma intanto
Alla vergine illustre il suo pensiero
Sifrido rivolgea. Perchè dovremmo,
Gernòt soggiunse, contrastar con voi?
465Se morti giacer denno in fra la pugna
Alcuni prodi, poco onor ne avremmo,
Voi scarso frutto. — Gli rispose il figlio
Di prence Sigemund, Sifrido, allora:
     Hàgene e Ortwino e perchè mai cotanto
470Fanno indugio e non scendono in battaglia
Coi tanti amici quanti egli hanno seco
Qui fra i Burgundi? — Ma tacer doveano;
Tal di Gernòt era il consiglio. Voi,