Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu/367

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296 I Nibelunghi

Erano cani, e se ciò a bene uscìa,
270Avuto quei si avrìan beato un giorno.
     Con lancie ed archi non a lungo invero
S’indugiâr quelli; essi correan veloci
Là ’ve l’orso fuggivasi. Ma i cani
Poich’eran molti, così niuno ardìa
275Colpir con l’armi, e di grida di genti
Tutto il monte echeggiava. Ecco, a’ segugi
L’orso innanzi fuggiva, e niun potea,
Fuor che l’uom di Kriemhilde, irgli da presso;
Egli ’l raggiunse con la spada, a morte
280Egli ’l colpì. Di là recâr le genti
L’orso ancora appo il fuoco, e quei che videro
L’opra gagliarda, asseverâr che forte
Uomo era quello, e feasi cenno intanto
A’ fieri sozi del cacciar d’andarne
285Tosto a’ lor deschi. In dilettoso prato
Acconciamente elli a seder fûr posti;
Deh! quante ricche dapi a’ cacciatori
Illustri furon date! Ecco! soverchio
Venìan lenti i coppieri, essi, che il vino
290Dovean recar, nè in miglior guisa eroi