Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu/298

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I Nibelunghi 657

Stavansi innanzi da l’ostello ancora
L’ardito menestrello e il suo compagno
Hàgene di Tronèga, e stavan elli
Appoggiati a’ lor scudi. Ecco, da quelli
250D’Ètzel re della terra assai maggiore
Danno questi attendean. Disse frattanto
Il suonator di giga: Or nella sala
S’entri per noi. E penseranno gli Unni
Per cotesto assai più che in tal martìre
255Che altri ci fe’, noi siam qui tutti morti.
Anche vedranno poi che, nella pugna,
D’essi incontro ad alcun discenderemo.
     Giselhèr così disse, di Borgogna
Il giovinetto: Credo che già voglia
260Sorgere il dì, chè fresc’aria si leva.
Iddio del ciel, deh! lasci che per noi
Anche si viva dolcemente! A noi
Amara festa la sorella mia
Ordinava, Kriemhilde! — E un altro disse:
     265Io veggo il giorno omai. Poi che migliore
Sorte di questa non ci tocca, voi