Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu/374

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I Nibelunghi 733

     E quella disse: Male assai mi feste
Ammenda voi. Pur, di Sifrido il brando
280Serbar mi vo’. Lo sposo mio diletto
Questo recava nell’estremo istante
Ch’io lo vidi, e da esso al cor mi venne,
Per colpa vostra, acerbo duol. — Traea
Dalla guaina quella spada intanto,
285Nè quei potè impedirla.1 E già pensava
Di tôr con quella al principe la vita,
Per ch’ella in alto di sua man levolla
E il capo gli troncò. Vedea cotesto
Ètzel monarca, e ciò gli fu dolore.
     290Sventura! disse il re. Di qual mai foggia
Morto si giacque per mano di donna
D’ogni gagliardo il fior, qual mai recasse
Scudo e scendesse a contrastar! Per quanto
Nemico gli foss’io, ciò m’è dolore
295Grave d’assai. — Ma goderne costei

  1. Hagen portava (vedi sopra) la spada di Sifrido. Essendo ferito, non potè impedire che Kriemhilde gliela togliesse.
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