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Una capsula in mezzo alla foresta 143

diede un olio limpidissimo, profumato, più squisito del burro e in grande quantità. Le altre invece furono gettate nei vivai, dopo però averli accuratamente coperti con graticciate di bambù per impedire ai rettili di fuggire. Ormai potevano attendere senza apprensione la stagione delle piogge, essendo abbondantemente provvisti di tuttociò che era necessario alla loro esistenza.


Capitolo XXII


Il «tia-kau-ting»


Trovandosi così ampiamente provvisti e temendo che le tettoie costruite non fossero sufficienti a difendere dalle violenti piogge le copiose ricchezze che le ingombravano e soprattutto le fecole di sagù e i biscotti che si alterano facilmente coll’umidità, un giorno i naufraghi pensarono di utilizzare la caverna per trasformarla in un magazzino.

Riparata come era e perfettamente asciutta, era certo da preferirsi alle tettoie, che erano coperte solamente da foglie. Essendo essa poi lontana appena un miglio, le piogge non avrebbero impedito ai naufraghi di recarsi fino alla grande rupe per provvedersi, di quando in quando, di ciò che avevano bisogno.

Per preservare i loro biscotti e le loro fecole dagli insetti che potevano cercare rifugio nella caverna durante le piogge, costruirono dapprima dei recipienti circolari, somiglianti alle botti, servendosi ancora dei grossi fusti dei bambù selvaggi che poi impeciavano perfettamente, con una specie di gomma estratta dalla isonandra gutta, pianta che produce il cauciù.

Riempiti moltissimi recipienti, un mattino attaccarono il babirussa alla loro carretta già ben carica e si misero in cammino per la costa orientale, fiancheggiando il margine della foresta.