Pagina:I Robinson Italiani.djvu/182

Da Wikisource.
176 Capitolo ventiseesimo

Avendo attraversato quella parte della foresta correndo, non era facile ritrovare l’albero su cui si erano nascosti, ma dopo lunghe e pazienti indagini riuscirono finalmente a scoprire il cadavere, non rimaneva che uno scheletro malamente scarnato dalle tigri. Il fucile e le munizioni erano scomparse, portate via certamente dagli altri pirati, però in un cespuglio vicino trovarono una corta e pesante sciabola d’acciaio che poteva essere per loro di molta utilità.

— Ci gioverà nella costruzione della scialuppa, — disse Albani.

— Siete ancora deciso a fabbricarla? — chiese il marinaio.

— Sì, poichè ho sempre il vivo desiderio di visitare le coste meridionali dell’isola.

— Volete trovare gli uomini che hanno perduto la capsula e che hanno acceso quel fuoco, da voi scorto dall’alto della montagna?

— Sì, Enrico.

— Purchè i pirati non li abbiano uccisi.

— Non possono essersi spinti fino alle coste meridionali dell’isola. Non sarebbero accorsi così presto ad assediarci nella caverna. Ritorniamo, amico mio; il tempo ricomincia a rannuvolarsi e fra breve avremo dell’altra pioggia. Ormai la buona stagione è terminata. —

Il veneziano non s’ingannava. L’indomani le piogge dirotte cominciarono con grande violenza e quasi senza interruzione.

Dall’alba al tramonto e anche gran parte della notte, acquazzoni violentissimi si succedevano accompagnati da lampi abbaglianti e da scrosci così formidabili, che pareva che l’isola intera dovesse subissarsi.

Venti furiosi soffiavano di frequente, sconvolgendo il mare, il quale rompevasi disordinatamente sulle spiagge e causando bruschi abbassamenti di temperatura, specialmente alla notte.

Torrenti e stagni si formavano in tutte le parti dell’isola correndo verso il mare, ma quell’umidità, anzichè danneggiare le boscaglie, ne favoriva lo sviluppo. Anche il cam-