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I segnali fra l’isola e lo scoglio 231

— Infatti, signore, se il ragazzo non l’avesse trovata, non credo che avrebbe risposto così presto ai nostri segnali. Piccolo Tonno è prudente, e invece di accendere quei fuochi avrebbe spento anche quello del fornello per tema di attirare la nostra attenzione, avendo tutti i motivi per crederci dei pirati.

— Sì, è la nostra scialuppa, — gridò Marino. — Ora la riconosco perfettamente. —

Ormai non era più possibile ingannarsi. Anche Albani ed Enrico potevano distinguerla, essendo già giunta presso i primi frangenti ed essendosi il sole mostrato in uno squarcio delle nubi.

Piccolo Tonno la guidava con mano sicura, tenendosi lontano dai frangenti, per tema che le onde la spingessero addosso a quei pericolosi ostacoli.

Vedendo addensarsi l’uragano, s’affrettava, tenendo una linea rigorosamente diritta per risparmiare via.

I marosi lo assalivano con grande impeto, ma egli non si spaventava per questo e lo si poteva vedere con una mano su un lungo remo che gli serviva da timone e coll’altra alla scotta della vela.

Il signor Albani, Enrico ed il maltese, fuori di loro per la gioia, profondamente commossi, avevano lasciata la vetta del vulcanello e si erano radunati presso i primi frangenti.

— Bravo, mio Piccolo Tonno! — urlava il genovese. — Sei un vero marinaio! —

Alle sette del mattino la scialuppa, dopo d’aver superato un banco, s’arenava sulla sponda sabbiosa, e il bravo ragazzo, che piangeva e rideva a un tempo, si precipitava fra le braccia del signor Albani prima, poi di Enrico e finalmente di Marino.

— Ah! — esclamò egli. — Vi avevo pianto credendovi tutti annegati. Un abbraccio ancora, signor Albani, un altro, mio buon Enrico.

— Ma quando hai trovato la scialuppa? — gli chiese Albani.