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228 I Vicerè

VIII.


In piedi, con le braccia levate, rosso come un pomodoro, don Blasco pareva volesse mangiarsi vivi i suoi contraddittori:

— E questo si chiama vincere, ah? Con l’aiuto dei più grossi, ah? Perchè hanno chiamato aiuto, allora? Perchè non si sono battuti da soli, se gli bastava l’animo? E questa la chiamate vittoria? In due contro uno?

— Nossignore! — protestò Padre Rocca. — Erano ventimila di meno....

— Cento sessantamila austriaci contro cento quaranta mila alleati — soggiunse Padre Dilenna.

— E i piemontesi si sono battuti da soli!... — affermò Padre Grazzeri.

— Come? Dove? Quando? — urlò don Blasco. "Che diavolo m’andate....?

— Leggete i giornali, se non sapete! — fecero gli altri, a coro.

Allora egli impallidì come per un’ingiuria mortale.

— Leggere i giornali?... Leggere i vostri giornali? — Balbettava, pareva cercasse le parole. — Ma dei vostri giornali io mi netto il fondamento!... Ah, no? non volete capire?... Me ne netto il fondamento, così.... e fece il gesto.

Il Fratello portinaio mise il capo dietro il muro della scala; dalla terrazza affacciossi Padre Pedantoni per guardare giù nel portico dove s’accendeva la lite.

— Questo non si chiama rispondere!... A voi, dunque, chi dà le notizie?... Avete un servizio d’informazioni particolare, se non leggete i giornali?

— Così!... — continuava a gestire don Blasco, fuori della grazia di Dio. — A me parlate della vostra carta sporca? A me che vi farei legare tutti quanti, voi e chi l’introduce qui dentro?