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I Vicerè 275


— Cugina!... Donn’Agata!... Come va?... Cugina!... Non viene nessuno?

Fu donna Graziella quella che dovette andargli incontro a prepararlo al brutto colpo:

— Cugino, di buon animo!... Chiara è liberata....

— È maschio?... È femmina?... Cugina!... Perché non parlate?

— Fatevi animo!... Il Signore non ha voluto.... Chiara sta bene; questo è l’importante....

Il principe, entrato a vedere l’aborto il cui unico occhio erasi spento, tentò d’impedire al cognato smaniante l’entrata nella camera della moglie; ma non vi riuscì. Dinanzi al mostro che le levatrici costernate avevano deposto sopra un mucchio di panni, il marchese restò di sasso, portando le mani ai capelli. Frattanto sua moglie tornava in sensi, guardava in giro gli astanti. — Federico!... È maschio?... — furon le prime parole che spiccicò.

— Sst!... Sst!... — ingiunsero a una voce le donne, mettendosi dinanzi all’aborto perchè ella non lo scorgesse.

— Non le dite nulla per ora....

— Federico! — chiamava ancora la puerpera.

— Chiara!... Come stai? — esclamò il marchese, accorrendo. — Hai sofferto molto? Soffri ancora?

— No, nulla... Nostro figlio?

— Chiara, confortati! È una femminetta.... annunziò la cugina, accorrendo. — Che importa!... È tanto bellina!

— Peccato!... sospirò ella. — Sei dolente per questo? — domandò poi al marito, vedendogli la ciera buia.

— Ma no, no!... Tutti i figliuoli sono cari lo stesso....

— E dov’è?... Portatela qui.... — fece ella, con un nuovo sospiro.

In quello stesso punto la cameriera, dietro ordine della principessa, portava via il feto avvolto in un panno, cercando di non farsi scorgere.

— È lì!...— esclamò Chiara. — Voglio vederla....