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308 I Vicerè

i parenti di lui la trattavano meglio. La sposa, che pareva non capire nei panni per l’imminenza del matrimonio, le prodigava dimostrazioni d’affetto, non si lasciava guidicare da nessuno fuorchè da lei nella scelta degli abiti e degli ultimi oggetti del corredo; la principessa, sempre timida e mite, le dimostrava più di prima la propria simpatia; quanto a don Blasco e a donna Ferdinanda, che avevano ripreso a venire tutti i giorni al palazzo, parevano anch’essi un poco placati, perchè invece di punzecchiarla non le badavano affatto. Che le importava! Erano così; bisognava prenderli com’erano. Purchè Raimondo non la lasciasse un’altra volta! purchè quei giorni tremendi dell’abbandono non ritornassero! Quasi quasi ella rassegnavasi alla lontananza delle sue bambine!... La compagnia della nipotina Teresa glie la rendeva più tollerabile. Come somigliava a Teresa sua, la figlia del principe! La stessa bellezza fine e bionda, la stessa grazia, la stessa dolcezza della voce e dello sguardo. Anche i caratteri, in fondo, si rassomigliavano, quantunque la sua bambina dimostrasse una vivacità quasi irrequieta, mentre la cuginetta era più tranquilla ed obbediente. Ma quanta parte non aveva in questo risultato l’autorità del padre? Mentre Raimondo non si curava di sua figlia, la vigilanza di Giacomo pesava fin troppo sulla principessina; egli l’educava a mortificare i suoi desiderii, a reprimere le sue volontà; la faceva restare intere giornate tra le monache di San Placido perchè s’avvezzasse all’obbedienza e alla disciplina monastica. Povera piccina! Tutte le volte che la mettevano nella ruota per farla passare dentro alla Badìa, oltre il muro impenetrabile che segregava le suore dal mondo, tendeva le braccia alla sua mamma ed alle zie con un senso di paura negli occhi spalancati; ma la principessa che aveva gli ordini del marito, pel quale la bambina era una specie di muta ambasciatrice incaricata di sedare il malcontento della Badessa e della sorella Crocifissa, persuadeva la figlia a star buona, a non temere, e la piccina diceva di sì, di sì, mandando baci alla sua