Pagina:I Vicerè.djvu/323

Da Wikisource.

I Vicerè 321


— Ritto un cavolo! — tonava don Blasco. — Aspettate e vedrete!...

Pel momento i monaci seguitavano a far l’arte di Michelasso. Il principino, crescendo, indiavolava. Prepotente coi Fratelli, incuteva adesso un vero terrore ai camerieri, dai quali pretendeva le cose più proibite: coltelli arrotati per lavorar canne delle quali faceva, cerchiandole di fil di ferro, schioppi e pistole; polvere da sparo per caricare queste armi che gli potevano scoppiare, Dio liberi, tra le mani e accecarlo di tutt’e due gli occhi; razzi e tric-trac e altri fuochi artifiziati per cavarne la polvere, oppure zolfo, salnitro e carbone per farla da sè. Aveva una inclinazione istintiva e invincibile per la caccia: nel giardino, durante la ricreazione, non potendo far altro, tirava sassate agli uccelli, a costo di spaccar la testa a qualche compagno, o s’arrampicava sui muri per distruggere i nidi dei passeri a rischio di fiaccarsi il collo egli stesso. E quando i camerieri non lo contentavano, non gli procuravano le reti, il vischio, la polvere, li strapazzava, li denunziava al maestro per colpe inventate di pianta, li metteva a più dure prove buttando all’aria ogni cosa nella propria camera dopo che essi l’avevano rifatta.... La smania di fumare non gli era neppure passata. Attribuendo alla cattiva preparazione del tabacco l’ubbriacatura presa al tempo della rivoluzione, volle fumare sigari per davvero, e prese un’ubbriacatura più terribile della prima. Scoperto anche questa volta, il Maestro si decise a dargli un gran castigo, vietandogli di uscire per una settimana; ma poi la settimana fu ridotta a tre giorni, grazie all’avvicinarsi del Natale.

Ogni anno, per questa ricorrenza, ciascuno dei novizii doveva recitare una predica, e riceveva in premio un’onza di quattrini, quasi tredici lire della nuova moneta, più una scatola di cioccolatte e due galletti vivi. La predica di Natale toccava quell’anno ’61 a Consalvo Uzeda: l’aveva scritta il Padre bibliotecario, che era letterato, perciò invece che nelle poche paginette degli altri anni,

     I Vicerè — 21