Pagina:I Vicerè.djvu/50

Da Wikisource.
48 I Vicerè

lotti e adesso si strofina all’autorità! Son cose che mi rivoltano lo stomaco!... In questa casa non metterò più piede!

Anche donna Ferdinanda, nella stanza di lavoro della principessa, dov’era raccolto tutto il resto della famiglia e alcuni lavapiatti, fiottava contro il fedifrago; ma quando Baldassarre annunziò, sull’uscio, credendo che il duca fosse lì:

― Don Lorenzo Giulente e suo nipote cercano del signor duca....

― Non se ne può più! ― proruppe la zitellona, arrossendo fin nel bianco degli occhi. ― È uno scandalo! Dovrebbe pensarci la polizia!

Don Mariano, con aria costernata, esclamò:

― Adesso anche il ragazzo!... È una cosa veramente dispiacevole!... Passi lo zio, che è morto di fame; ma il nipote?...

― Il nipote? ― incalzò la zitellona. ― Voi non sapete che la volpe, quando non potè arrivare all’uva, disse che era acerba?

Lucrezia, impallidita, teneva gli occhi bassi, strappando la frangia della poltrona; il principino Consalvo, seduto vicino alla zia, domandò:

― Perchè l’uva?

― Perchè?... Perchè pretendevano il consenso reale all’istituzione del maiorasco! E non avendolo ottenuto si sono buttati coi sanculotti!... Il consenso reale!... Come se non ci fosse un certo articolo 948 nel Codice civile che canta chiaro! ― E sempre rivolta al ragazzo, il quale la guardava con gli occhi sgranati, recitò, gestendo con un dito e cantilenando: ― Potrà domandarsene l’istituzione (del maiorasco) da quegl’individui i di cui nomi trovansi inscritti sia nel libro d’oro sia negli altri registri di nobiltà, da tutti coloro che sono nell’attuale legittimo possesso di titoli per concessione in qualunque tempo avvenuta, e finalmente da quelle persone che appartengono a famiglie di conosciuta NO-BIL-TÀ nel Regno delle Due Sicilie...