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54 I Vicerè

fezione e rispetto verso la memoria del padre loro e mia, se non scrupolosamente rispettando le disposizioni che io sono per dettare e i desiderii che esprimerò.

«Io nomino pertanto-...» tutti gli occhi si fermarono sul lettore, don Blasco chinossi ancora un poco per meglio vedere lo scritto, «eredi universali....» e le labbra del principe ebbero a un tratto un’impercettibile contrazione «di tutti i miei beni, esclusi quelli che intendo siano distribuiti nel modo qui appresso indicato, i miei due figli Giacomo XIV principe di Francalanza e Raimondo conte di Lumera...»

Il giudice fece una breve pausa, durante la quale il Vescovo e il presidente scrollarono il capo, guardandosi, in atto di stupore approvativo. Il principe, incrociate di nuovo le braccia, aveva ripreso l’atteggiamento da sfinge; soltanto era un poco pallido; Raimondo pareva non accorgersi dei sorrisi di congratulazione che gli rivolgevano; donna Ferdinanda, con le labbra cucite, passava a rassegna i progenitori pendenti dalle pareti.

«Intendo però,» riprese il lettore, «che nella divisione tra i due fratelli suddetti restino assegnati al principe Giacomo i feudi della famiglia Uzeda da me riscattati, e spettino a Raimondo conte di Lumera le proprietà di casa Risà e quelle che in progresso di tempo furono da me acquistate. Il palazzo avito toccherà al primogenito; ma mio figlio Raimondo avrà l’uso, vita natural durante, del quartiere di mezzogiorno e annesso servizio di stalla e scuderia.»

Con ripetuti cenni del capo, il presidente e Monsignore continuavano ad esprimere la loro approvazione; si udì anche il marchese mormorare: «Giustissimo.» La cugina, ammutolita pel quarto d’ora, girava rapidamente gli sguardi dall’uno all’altro, come non sapendo che pesci pigliare. La lettura continuava:

«Usando successivamente del mio dritto di fare la divisione agli altri miei figli legittimarii, e volendo dare a ciascuno di essi una prova della mia particolare affezione, assegno a ciascuno di essi, in compenso dei di-